Mi sembra che vada tutto sempre peggio.
Mi sembra che i soldi per fare le"cose pubbliche" siano sempre di meno, sempre di più i tagli: alla scuola, alla cultura, alla sanità, a tutti i servizi che fanno uno stato e i suoi cittadini. Ripercorro questa decadenza nella perdita di decoro dell'edilizia pubblica tutta.
Guardo alle cabine elettriche di cinquant'anni fa, piccole torri di mattoni a vista con basamento, nervature nel fusto e tetto modanato. Guardo le cabine di oggi, tristi scatolette di cemento prefabbricato con porte di lamiera liscia e grigliati ad aletta.
Guardo le strade piene di buchi e le case cantoniere abbandonate, le finestre murate e il rosso dell'intonaco che si scioglie al tempo: lì una volta c'era un uomo per ogni casa, una casa per ogni strada, i guardiani dell'asfalto.
Infine guardo alla terra sempre meno coltivata; una volta per la paglia si costruivano fienili belli come dei templi greci, colonne in mattoni con zoccolo e capitello sostengono magnifiche capriate di legno. Oggi sembra che ci serva meno fieno e quello che c'è sta sotto capannoni di cemento prefabbricato. Oggi nei fienili di ieri si vive, si recuperano e diventano abitazioni di grande fascino. Eppure oggi siamo tutti più ricchi di ieri, eppure ieri alla paglia si costruiva non un riparo ma una casa.
Sembra che lo stato sia sempre più povero e noi più ricchi e più pigri