Mi capita di progettare l’illuminazione interna di case e appartamenti. Progettare la luce ha un che di “atto soprannaturale” tipo quando il Creatore dell’Universo nel libro della Genesi creò la luce.
Cerco di non farmi prendere la mano dall’imperativo divino “fiat lux” spargendo quintali di lumen a piene mani su ogni metro quadrato di pavimento. Cerco di persuadere il committente a non cadere nell’atavica paura del buio di fanciullesca memoria, piazzando punti luce in ogni anfratto della casa per scongiurare pericolose zone d’ombra.
Credo nella penombra, nell’illuminazione teatrale, nei bordi ampi dove la luce scivola sfumata nel buio della notte. Credo in corpi illuminanti diversificati , credo nella loro invisibilità (faretti) ma anche nella loro ostentata presenza (sospensioni, piantane). Credo nell’urgenza di trovare al più presto un altro nome alle “applique” perché con un nome così poi son brutte per forza. Credo nella regia luminosa, negli scenari diversificati e calibrati sulle quotidiane scansioni della vita notturna: cenare, conversare con amici, leggere un libro, guardare un film o guardare la luna, muoversi nella notte in una casa che dorme senza spiattellare decine di watt su ogni cosa, schiaffeggiando le proprie pupille dilatate dall’oscurità.
Mi piace come vivono la notte nel Nord Europa. In un breve soggiorno a Stoccolma mi sono stupito di come i suoi abitanti non si oppongano affatto ai lunghi bui dell’inverno, non li contrastano erigendo muri di luce artificiale. Semplicemente li fanno entrare dalle finestre, e li accarezzano con lampade così soffuse da sembrare lumi di candela. Come del resto è stato fatto per secoli dagli abitanti della terra.
Parole più efficaci delle mie le ha trovate Paolo Sorrentino che così fa parlare il protagonista del suo romanzo “Hanno tutti ragione”:
“Dal letto premo l’interruttore e accendo il lampadario al centro della stanza, una brutta esplosione di watt piatta e appariscente. È brutta la notte illuminata da un lampadario a centro stanza. È brutta come poche altre cose. Niente storie, sull’illuminazione degli appartamenti l’uomo non ce la fa proprio a progredire. Da quando ha abbandonato candele e lampade a petrolio si è messo solo a fare casini.”