Concorso: "Il mobile significante"
Progettisti: Paolo Ceredi con Paolo Bedei
Cronologia: 2007
Ambone
Il sacro rito della lettura domestica!
Televisori al plasma, DVD, decoder e Playstation, dolby digital, i-pod e wi-fi: un nuovo esercito tecnologico invade lo spazio domestico. L’arredo registra cambiamenti ed evoluzioni continue. Pareti che diventano schermi, divani e sedute mimetizzano nei loro tessuti diffusione sonora e altre diavolerie tecnologiche. L’home entertainment domina lo spazio soggiorno. La lettura domestica è minacciata, i suoi spazi sono confinati a pochi angoli, il verbo” leggere” è stato profanato e declassato a triviale consultazione della guida tivvù.
Occorre restituire dignità al gesto. Urge una riconquista degli spazi usurpati al libro. Qui si invoca la sacralità del rito. La lettura domestica abbisogna di un oggetto per la sua declamazione.
L’ispirazione viene dalla secolare tradizione religiosa. La lettura dei testi sacri ha una sua precisa collocazione all’interno del rito cattolico e dello spazio ecclesiale. La Parola è proclamata da una tribuna rialzata e solenne: l’ambone.
Così “Ambone” è il nuovo oggetto laico chiamato ad elevare la lettura domestica, il quotidiano gesto del leggere. “Ambone” è leggio solenne che connota la funzione e denota la potenza del gesto.
Un gesto comunque abituale, quotidiano, che si dipana durante le ore del giorno con azioni e durate mutevoli. Ecco allora “Ambone” è anche oggetto di “sostegno” per una fruizione veloce, inaspettata, di passaggio. È pausa tra un’azione e l’altra della vita familiare, breve lettura che si consuma nel tempo di un caffè: lo sfogliare il giornale scorrendo le notizie del giorno, il consultare riviste. E quanto altro si vuole.
Usi e consumi
Il luogo del rito è il soggiorno. Una libreria ben nutrita alla parete, divani e poltrone in cerchio non più intorno alla dea tivvù, bensì ad “ambone”; la famiglia e gli amici riuniti per una lettura “pubblica”, condivisa e declamata ad alta voce. Come moderni cantastorie, recitiamo i grandi classici, le fiabe dei piccoli o un giallo mozzafiato con la rinnovata esuberanza di un antico intrattenimento ormai perduto.
Ma il luogo è anche lo studio: per la consultazione di testi scientifici, documenti e volumi preziosi. E perché no, la cucina per una lettura distratta del giornale durante una colazione veloce.
“Ambone” eleva a materia degna e solenne le nostre letture quotidiane. Qualunque esse siano.
Materia e forma
“Ambone” è oggetto leggero, slanciato e solido. La sua linea è essenziale. I materiali diversi e preziosi, si incontrano in appoggi ed incastri di pura semplicità artigianale.
Quattro montanti in legno massello di olmo si slanciano a tutt’altezza, due diritti e due curvati ad arco, di dimensione 4x4 cm. Si impostano su quattro traversi di ugual sezione collegati tra loro con giunzioni a cavicchi, formando un quadrato di base di 60x60 cm. Sopra ai traversi, in appoggio è posta una lastra di marmo di Carrara di 4 cm, che conferisce stabilità e massiva gravità all’esile struttura.
In cima ai montanti, a 108 cm di altezza, è posizionato il leggio, una tavola impiallacciata di olmo di dimensioni 42x60 cm, inclinata di 20° rispetto all’orizzontale a favorire la lettura. Sulla superficie di appoggio è praticata una incisione rettangolare 21x30 cm, dove è incollato un inserto di pelle nera a impedire lo scivolamento del libro sul piano.
Nel vuoto sotteso al piano di lettura, vi è la struttura-scultura che custodisce l’origine del gesto. Libri giornali e riviste trovano posto alla base di “Ambone”, impilati sopra”un’altalena” di legno Wengè: quattro montanti di sezione 2x2 cm si conficcano nel piano di lettura e discendono a terminare in una tavola sospesa a 16 cm sopra il marmo.
“Ambone” è oggetto metafisico nelle linee e consistente nei materiali: la chiara doratura dell’olmo riscalda per contatto l’algido biancore del marmo. Le brune cromie del Wengè distinguono a contrasto la specularità della struttura che conserva da quella che sostiene. Il minimo intaglio di pelle conferisce artigiana raffinatezza al tutto.