Riqualificazione architettonica e funzionale delle piazze Almerici, Bufalini e Fabbri e vicolo Masini.
La progettazione persegue l’obiettivo di un intervento unitario che rispetti e valorizzi le specificità storiche e morfologiche di ciascuna delle tre piazze.
Piazza Fabbri: il progetto della nuova piazza conserva la funzione di asse stradale come naturale prolungamento della via Montalti. Tuttavia il tracciato veicolare viene ridotto e deviato in direzione parallela la fianco del Palazzo del Ridotto, assumendo una nuova fisionomia che concede ampio spazio pedonalizzato sul lato est. Si persegue l’obiettivo ambizioso di rendere Piazza Fabbri tale di nome e di forma, la chiesa trova il suo sagrato, e il marciapiede si allarga lastricato punteggiato di alberi, posto al lato opposto del palazzo del Ridotto, ne concede la vista ed è in grado di ospitare strutture temporanee per gli esercenti già presenti nei fabbricati adiacenti. Edicola e Chiosco della piadina sono spostati in luogo più adatto così da ripristinare la pulizia prospettica del viale/piazza. E la chiesa ritrova il suo sagrato.
Piazza Bufalini: Piazza Bufalini continua ad essere luogo consacrato all’elemento naturale. Nel rispetto della sua storia, la nuova piazza conserva la destinazione a giardino. Il progetto generale persegue l’idea di un grande spazio pedonale unitario. Vengono salvaguardati i lecci esistenti e viene conservata la quota del terreno all’interno delle vasche poligonali che li contengono. Tuttavia i bordi esistenti delle vasche stesse sono demoliti e ridisegnati con delle nuove giaciture in armonia con il linguaggio architettonico adottato per il progetto globale. Il dislivello verso la biblioteca viene risolto con la replica di una serie di ulteriori vasche poligonali poste in progressivo degrado procedendo verso la biblioteca. Viene progettato così un giardino a gradoni, costituito da muretti contenitivi in cemento bianco. Le vasche sono interrotte da tre grandi varchi lastricati che portano ai tre accessi della biblioteca. Per mantenere l’idea di un giardino accessibile nonostante la serie di aiuole rialzate, sono stati creati degli “scassi” lungo i cordoli perimetrali delle vasche, che danno accesso ad una successione di prati in quota. Si creano così percorsi in elevazione che conducono dal lastricato pavimentale alle varie aiuole disseminate lungo il giardino. I lecci vengono proposti come unica presenza arborea al fine enfatizzare la loro dimensione e inquadrarli come preesistenza del passato. Le grandi aiuole sono principalmente destinate a prato con ampie fasce arbustive proposte in una estesa varietà di specie accostate per colore: dai gialli della stipa e achillea, ai rosa dell’echinacea, ai rossi del cornus alba sibirica. La policromia e le fioriture stagionali degli arbusti vogliono mitigare la monotonia del leccio e delle sue foglie sempre verdi. Il giardino nei suoi percorsi lastricati persegue una logica funzionale alla macchina prospettica che da piazza Almerici muove verso la facciata della malatestiana. Il monumento del Serra viene spogliato di pali e catene che ne conferiscono l’austera inaccessibilità, e viene immerso completamente nell’elemento verde, scoprendo così senza barriere, un inedito dialogo con il nuovo intorno.
Piazza Almerici: È la vera piazza nel senso etimologico del termine, è uno spazio di raccolta, il contenitore dove si svolgono i grandi eventi della città. Il progetto si affida ad un semplice processo di sottrazione: vengono allontanate le macchine, vengono eliminati i marciapiedi, i dislivelli, i cordoli, così da creare un unico grande piano lastricato scandito dalle trame della pietra. Il disegno è una geometria semplice: un piccolo cordolo di pietra bianca marca i confini della piazza e ricalca il perimetro dell’antico palazzo demolito; una serie di linee trasversali cadenza il disegno in quadrature di pietra montata a correre con differenti giaciture a conferire un fremito all’incedere nella piazza.
La riqualificazione delle tre piazze persegue la costruzione di una vera e propria “macchina prospettica” che ricrea un’esperienza spaziale basata su tre cardini principali:
Queste sono le nuove fisionomie delle tre piazze ognuna con la propria specificità. Ad unirle in un progetto unitario di respiro urbano è il linguaggio architettonico, le scelte materiche, la struttura fluida dei percorsi.
Le linee del progetto sono rettifili che si incrociano creando spigoli netti senza smusso, in un disegno globale che abbandona l’ortogonalità in favore di geometrie irregolari e frammentarie che assecondano il frastagliato perimetro dei pieni urbani frutto della stratificazione storica.
La materia del nuovo sistema di spazi è la pietra di Luserna, utilizzata nelle diverse declinazioni di formato e cromia, e accostata alla pietra bianca di Aurisina “Romana Stone”, dosata in cordoli sottili a contenere i diversi formati. L’asfalto drenante livellato a cemento segnala i percorsi carrabili della viabilità e della sosta.